AIED e Associazione Coscioni sull’Obiezione di coscienza

Obiezione di coscienza: il diritto ad interrompere una gravidanza come
previsto per legge e la violazione della legge 194 nel diritto ad impedirlo.

Dichiarazione congiunta di: Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, Mario Puiatti, presidente nazionale dell’AIED, Mirella Parachini vice presidente della Fiapac, e dirigente associazione Coscioni, Carlo Flamigni, Presidente Onorario AIED, consigliere generale Associazione Coscioni e membro del CNB.

La legge 194 deve garantire due diritti egualmente “esistenti”, quello delle donne e quello dei medici obiettori.
E’ oramai più che evidente che in Italia non è il diritto all’obiezione di coscienza dei medici a non essere garantito, quanto invece rischia sempre più di non esserlo quello delle donne ad interrompere la gravidanza nei tempi e nelle modalità previste dalla legge 194.
Diritto quest’ultimo riconosciuto e tutelato da una legge a contenuto costituzionalmente vincolato. I dati ufficiali sulle percentuali di medici obiettori e sulla difficoltà degli enti ospedalieri a garantire il servizio dell’interruzione di gravidanza sono molto chiari ed è a questo disservizio che va posto con urgenza rimedio.

L’Associazione Luca Coscioni e l’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica (AIED) promuovono un convegno che si terrà a Roma il prossimo 22 maggio per discutere di quali iniziative legislative avviare per far si che entrambi i diritti vengano rispettati, secondo quanto previsto dall’articolo 9 della l.194.

“E’ oramai urgente che le aziende sanitarie dispongano degli strumenti per dare piena attuazione della legge 194. Ricordiamo che in Italia si registrano percentuali di obiezione superiori all’80% tra i ginecologi in regioni come la Basilicata, la Campania, il Molise e la Sicilia.
E’ chiaro che è il diritto delle donne ad interrompere la gravidanza a subire un preoccupante sbilanciamento, mentre i medici sono più che tutelati nell’esercizio del loro diritto all’obiezione di coscienza: per loro è sufficiente una semplice dichiarazione da consegnare al direttore sanitario.
Per le donne invece questo spesso significa la ricerca di un posto libero da un ospedale all’altro o addirittura da una regione all’altra per ottenere l’esecuzione dell’intervento in un’epoca molto avanzata della gravidanza in contrasto con tutte le raccomandazioni internazionali di buona pratica clinica.
Il convegno di maggio avanzerà delle proposte giuridiche volte a garantire il rispetto e la pari dignità di due diritti che nella pratica, ma non per legge, sono oggi in conflitto.”

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