Aborto: nel Lazio la Legge 194 è clandestina e inapplicata

Oggi la LAIGA – Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’Applicazione della legge 194/78 – ha presentato in una conferenza stampa i dati relativi all’obiezione di coscienza e alla corretta applicazione della legge nel Lazio. E’ un’indagine preziosa che evidenzia ancora una volta come la legge 194 sull’interruzione della gravidanza non venga né applicata correttamente né rispettata, con grave responsabilità delle istituzioni pubbliche.

La legge 194 ha contribuito alla riduzione del numero degli aborti in Italia (115.372 IVG nel 2010 / 234.801 casi nel 1982), ma soprattutto ha drasticamente ridotto il numero degli aborti clandestini e le morti per aborto.

A distanza di 34 anni dall’entrata in vigore della legge, l’obiezione di coscienza tra i medici è cresciuta. In alcune zone della penisola la percentuale di obiettori tocca l’80 per cento, come in Molise, Campania, Sicilia, Bolzano. In Basilicata si raggiunge addirittura l’85,2 per cento.

Nel Lazio, secondo quanto riportato dalla LAIGA, in 10 strutture pubbliche su 31 non si eseguono interruzioni di gravidanza, mentre la percentuale dei medici obiettori di coscienza è del 91,3%. Si tratta di dati reali, accuratamente verificati, che mostrano una situazione più grave di quelli raccolti dal Ministero della Salute.

“L’AIED e l’Associazione Luca Coscioni lo scorso 6 giugno hanno inviato ai presidenti di tutte le regioni italiane 5 proposte volte a garantire i due diritti previsti dalla legge: quello delle donne ad interrompere la gravidanza e quello dei medici obiettori” dichiara Mario Puiatti, Presidente nazionale dell’AIED. “Si tratta di soluzioni semplici, su cui attendiamo risposta anche dalla Presidente Renata Polverini.”

Applicare pienamente la legge significa porre attenzione anche agli articoli 2, 3, 4 e 5 sul ruolo e le funzioni dei consultori familiari. Nonostante siano i consultori i luoghi privilegiati ai quali le donne possono rivolgersi per ottenere assistenza per l’IVG, secondo i dati del Ministero della Salute – che probabilmente sono più ottimisti rispetto a quanto accade in realtà – solo il 39% delle donne ottiene il certificato per l’IVG nei consultori mentre le altre si rivolgono al medico di base.

“Questo dato deve far riflettere – precisa Puiatti – perché il consultorio, nel momento in cui accoglie la donna che vuole interrompere la gravidanza, oltre a fornire il certificato rispettando la scelta della donna, deve avere la funzione di luogo privilegiato e sicuro per ottenere informazioni sulla contraccezione. Il consultorio dovrebbe essere lo strumento di attuazione della parte preventiva della legge, ovvero di quel preambolo che asserisce che l’interruzione volontaria della gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite. L’ignoranza o la scarsa conoscenza dei sistemi contraccettivi non sono le uniche cause dell’aborto. Esistono cause personali, fattori culturali e di contesto sociale che difficilmente possono essere esplorate dal medico di base. Il consultorio quindi deve svolgere innanzitutto una funzione di prevenzione e di promozione della salute sessuale e riproduttiva, un luogo dove è sempre possibile vedere rispettate le proprie scelte.

Il Lazio ha delle gravi carenze anche relativamente ai consultori pubblici. Secondo il rapporto del Ministero della Salute che risale al 2008, nel Lazio vi sono 164 consultori, con un rapporto di un consultorio per 8.135 donne in età fertile. Il 55% dei consultori non sono mai aperti la mattina e il 61% apre il pomeriggio solo una o due volte la settimana. Per non parlare della presenza di medici e operatori obiettori anche in questo ambito del servizio pubblico.”


Le 5 proposte AIED e Associazione Coscioni per garantire l’applicazione della legge 194/78:

  1. creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
  2. elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
  3. concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
  4. utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
  5. deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.

Roma, 14 giugno 2012