Al recente Congresso dell’AAN tenutosi lo scorso mese di Maggio a New Orleans (Louisiana-USA) sono state sviluppate congiuntamente all’American Headache Society le linee guida per la prevenzione dell’emicrania episodica.
Innanzitutto conviene precisare che con il termine emicrania episodica vengono assimilate tutte quelle forme di emicrania che si distinguono dall’emicrania cronica. Con quest’ultimo termine si intendono tutte le forme di emicrania che si ripetono nello stesso soggetto da più mesi, per almeno 15 giorni al mese.
La distinzione come si può vedere si fonda su un parametro temporale arbitrario, ma ci permette di distinguere le forme croniche (o cronicizzate) da quelle episodiche che si riferiscono a quei pazienti che ne soffrono per meno di 14 giorni al mese.
É confermato che la prevalenza dei pazienti cefalalgici (soggetti che soffrono di mal di testa in maniera periodica) si aggira intorno al 12% nei paesi occidentali (! ), mentre la prevalenza della forma cronica è (solo) del 2%. Quest’ultimo numero è senza dubbio più piccolo, ma si tratta comunque di tantissimi pazienti (circa 1 milione solo in Italia) che hanno un livello di invalidità molto alta, per non parlare della loro qualità di vita certamente inferiore a chi soffre di malattie forse più gravi ma meno invalidanti.
Le recenti Linee Guida confermano l’approccio terapeutico a due livelli:
- solo sintomatico;
- preventivo e sintomatico.
Chiaramente l’approccio preventivo è suggerito nelle forme più insistenti e invalidanti. L’obiettivo della terapia preventiva, da assumere tutti i giorni per un lungo periodo di tempo, è quello di diradare le crisi e renderle più gestibili al momento della loro insorgenza.
Esiste un lungo novero di sostanze, che hanno differenti livelli di evidenza clinica, utilizzabili nell’approccio profilattico alle cefalee. Tra questi i farmaci antiepilettici come il topiramato e il valproato sono ampiamente documentati. Così pure farmaci appartenenti alla famiglia dei beta-bloccanti come il timololo, il metoprololo e il propranololo. Recentemente a questi farmaci molto ben documentati si è aggiunto un supplemento dietetico (derivato da un’erba): la petasites o butterbur. Questa contiene infatti dei principi attivi come la petasina e l’isopetasina, che hanno proprietà anti- infiammatorie.
Il fatto che sia un’erba non vuol dire che sia esente da effetti collaterali (anche la cicuta è estratta da un’erba !), di solito sono effetti di tipo gastrointestinali, gonfiore, diarrea, dispepsia. Solitamente è però ben tollerata e può essere somministrata anche in età pediatrica, naturalmente ai dosaggi adeguati.
Come si può capire l’approccio a questa seria patologia non è affatto semplice e prevede un rapporto di fiducia medico-paziente. Insieme infatti bisogna con pazienza arrivare a trovare una terapia (sintomatica e/o preventiva) che raggiunga risultati consistenti e che sia ben tollerata dal paziente anche quando somministrata per lunghi periodi di tempo.